Concorso Letterario "Federico Ghibaudo"
Premio Speciale Giuria
L' AMICIZIA
di Francesca Rossi 1^G
La panchina del parco, vicino alla fontana, dove c'è il
vecchio salice con i rami che toccano terra, è da sempre
riservata ai due "vecchietti del parco" e così tutti i
visitatori sanno che quel posto, dalle tre alle sei del
pomeriggio, è occupato dai due arzilli nonnetti che parlano
animatamente e allegramente, sono Ambrogio e Cesare.
Ma oggi Cesare è solo, tutti guardano stupiti l'insolito
panorama, "dov'è il suo amico?" si scambiano occhiate
interrogative, ma nessuno osa chiedere...
"Ma è possibile che sia così testardo Ambrogio?"
Pensa Cesare con il viso tra le mani "Ogni volta deve avere
ragione lui, per forza! Non è vero che quest'anno lo scudetto lo
vincerà il Milan, è scontato che sarà l'Inter il vincitore,
con la rimonta che ha fatto!".
Certe volte è proprio vero che gli amici litigano per delle
sciocchezze, ma poi il legame torna solido come prima, anzi più
di prima.
"Gli amici, che bella fregatura! E poi chi è veramente un
amico? E' una domanda difficile... Il mio primo amico è stato
Ambrogio. Quando a otto anni mi sono trasferito in questa città,
è stato lui che si è presentato per primo è stato lui che mi
ha presentato ad Antonietta, sua sorella e mia moglie. Quando
ancora eravamo bambini, e poi più tardi da ragazzi, litigavamo
proprio per delle sciocchezze, per dei motivi così futili, che
sciocchi eravamo allora... Più ci picchiavamo e più eravamo
amici."
"E dove lo trovo un'altro che incassava così bene i miei
destri? E dove lo trovo un'altro che mi faceva i lividi così blu
e così dolorosi?"
"Lui, è stato proprio lui, che mi ha sorretto e aiutato
quando la mia mamma, l'angelo del mio cuore, con i suoi boccoli
biondo platino, i suoi occhi azzurro cielo e la sua infinita
dolcezza ci ha abbandonati ed è scappata con un uomo di cui non
sapevamo nulla, aveva lasciato me, mio padre, mia sorella e il
mio piccolo fratellino, all'improvviso."
"Se non ci fosse stato Ambrogio, sarei finito in chissà
quale banda di criminali."
"Ricordo quando mi aiutava ad attaccar bottone con le
ragazze perché io ero così timido... E ricordo le ragazze che
non ritornavano mai, le sbornie che non passavano mai, le
arrabbiature che non finiscono mai... E poi la guerra, quando ho
sparato per la prima volta ad un uomo, era un tedesco, voleva
uccidere Ambrogio, gli era alle spalle, io non me lo sarei mai
potuto perdonare se lo avesse fatto e così ho preso il mio
fucile e ho sparato tre colpi, ora Ambrogio è qui."
"A 43 anni grazie a Marietta e Ambrogio è nato il mio primo
figlio, infatti quando successe il mio amico e sua moglie erano a
casa nostra per festeggiare il Natale, fuori imperversava la
bufera, senza la fermezza di Ambrogio e l'aiuto di Marietta forse
Fabio non sarebbe nato."
"La nostra ultima avventura insieme nessuno scorderà mai.
Mia moglie aveva vinto un viaggio ai Caraibi per due persone con
i buoni del detersivo, io e Ambrogio siamo partiti, noi
settantenni tra giovani ventenni, ci siamo divertiti come non
mai... Ora so chi è un amico."
Dal parco si vede spuntare un'ombra che si regge su un bastone:
è Ambrogio.
I due nonnetti si abbracciano, scoppiano a ridere e Ambrogio
dice: "Tanto lo scudetto lo vince la Juve".
Tutto ritorna come prima e i due amici riprendono a parlare
allegramente.