Concorso "Federico Ghibaudo"



"LA STRADA"
di Cristiana Colli 5^F






Da qualche tempo la Ragazza si era resa conto di dove si trovasse veramente: guardandosi attorno aveva visto che esistevano due strade. Una era estremamente affollata dove le persone camminavano svelte, tutte legate l'una all'altra da un sottilissimo filo, verso una meta che a lei sembrava insignificante. Vuota. Falsa.
L'altra strada, dove lei si trovava in quel momento, era più difficile da percorrere perché piena di ostacoli. Era meno caotica. non perché ci fosse meno gente, ma per il semplice motivo che era più scorrevole: tutti correvano velocemente e non erano legati come quelli della prima strada, anche se a volte alcuni si affiancavano per percorrere un pezzo del tragitto assieme.
Lì non riusciva a vedere alcuna meta, ma sembrava che nessuno se ne accorgesse. Anche se la ragazza si trovava su quest'ultima strada, si sentiva diversa, fuori posto. Non riusciva a correre come gli altri senza una ragione. Senza certezze. Ma li invidiava perché avevano fiducia in se stessi, avevano il coraggio di andare avanti alla cieca. Qualche volta le era capitato di raggiungere uno di loro, di correre con loro per un po' di tempo, ma subito le mancava il fiato e non riusciva, non voleva continuare. Proprio nel momento in cui aveva deciso di unirsi al folto gruppo della prima strada, un Corridore le si fermò accanto e, senza dire una parola, prendendola per mano, la portò con sé nel mezzo della corsa.
La Ragazza in principio si lasciò coinvolgere senza fare troppe domande. Senza guardare in volto il Corridore. Era solo felice perché qualcuno si era accorto di lei. Poi però trovò il coraggio di parlargli, di conoscerlo e il Corridore le insegnò molte cose, le fece trovare una ragione, le insegnò a correre. La Ragazza dal canto suo, cercò di fargli capire i suoi pensieri, ragionamenti, dubbi e paure. Si sentiva sicura ora la Ragazza. Sentiva che quella era la sua strada. Doveva tutto questo al Corridore.
Improvvisamente lui le lasciò la mano, senza una vera ragione che lei potesse capire. La Ragazza allora si fermò e vide che davanti a sé si stava formando un muro insormontabile. Stava nuovamente perdendo fiducia in se stessa. Non voleva più correre. Aveva solo voglia di sedersi davanti a quel muro.
Subito però alcune braccia la sollevarono e le fecero superare il muro, le fecero riprendere la corsa standole sempre accanto. La Ragazza capì allora che non poteva deludere il corridore dimenticando tutto quello che le aveva dato. Sentiva che non sarebbe stato giusto.
Alzò lo sguardo e lo vide corre sempre più veloce, a capo chino, anche se a volte si voltava per guardarsi indietro: la Ragazza sperava che il Corridore non la dimenticasse, così come lei non si sarebbe mai scordata di lui. Si rese conto che non poteva obbligarlo a rallentare per lei, per stare ancora al suo fianco e così gli augurò di trovare qualcuno che lo prendesse per mano e lo rendesse veramente felice e sicuro come lui aveva fatto con lei.
Il Corridore, forse inconsciamente, l'aveva fatta crescere, le aveva arricchito l'anima e per questo lo avrebbe amato sempre, fino alla fine della strada.