Concorso "Federico Ghibaudo"



"FRAGILITA'"
di Luigi Barlassina 5^H







Era lė, davanti a me, con l'aria di chi volesse interrogarmi. Ma credo che volesse fare di pių: torturarmi con la sua immagine, violentarmi con il suo sguardo, abbattermi con la sua mente.
Era lė, davanti a me, immobile, altezzosa, beffarda, statutaria e snella al tempo stesso: sexy.
Gli alberi di Champ Du Mars facevano largo rispettosi verso entrambi.
Nel cielo livido le nubi si costruivano e si rompevano in infiniti puzzles, illuminati dalla spenta luce della luna.
Sedevo sulla panchina, come sono solito fare, con il sedere appoggiato sullo schienale e le mani serrate nelle tasche del giubbotto. Era una posizione che mi dava sicurezza. E in quel momento ne avevo proprio bisogno. Mi accesi un sigaro.
"E tu, tu sei un uomo? Ah, ah, ah, ah".
Non mi colpė tanto il contenuto, quanto il timbro terreo della sua voce, che risuonō martellante nella ma mente.
"Cos'hai tu, uomo? Ti credi tanto furbo, tanto intelligente, tanto forte. E invece cosa sei? Una misera biglia di vetro calda che si spacca al minimo urto. Guarda me invece, puoi dire lo stesso di me? Ah, ah, ah, ah".
La sua risata si perse nel vento serale, ed io con essa.
Cominciai a fissarla intensamente. Si stabilė una sorta di rapida, quanto intensa lotta telepatica tra noi due.
Per un attimo temetti di soccombere; ma quando mi resi conto delle conseguenze che una sconfitta avrebbe potuto determinare, sferrai un contraccolpo simile a quello di chi, a braccio di ferro, sta per essere vinto.
Avevo ribaltato la situazione e capii di averla piegata.
D'un tratto un fragore assordante riempė il parco, le strade, le piazze e ogni casa di Parigi, da un capo all'altro della cittā e pian piano emersero frenetiche sirene ed urla confuse.
Mi alzai sulla panchina, guardando l'accaduto con un sorriso amaro sul volto.
Le voltai le spalle e m'incamminai.
Ben le stava, a quella torre cosė arrogante.