Concorso "Federico Ghibaudo"
"LE ARMI DEL MESOLITICO"
di Emanuele Bodini 5^F
Al solito la giornata trascorreva pesante e monotona, niente più
eccitante di un treno che corre via sotto un ponte.
Ed io stavo lì, chiuso nella mia stanza, ad osservare il tempo
che sfuggiva via dalle mie mani; io impotente, legato chissà poi
da che cosa, assistivo immobile a quella che è la vera peste del
terzo millennio: la solitudine.
Non ero ne brutto ne bello, ne basso ne alto, ne antipatico ne
simpatico , ne intelligente ne stupido. Un tipo mediocre, voi
direte. Forse.
Ma quel ragazzo era pieno di se stesso, della sua essenza.
Sentiva che avrebbe potuto fare grandi cose. Doveva solo scoprire
come.
Non aveva sete di potere.
Aveva però sete di pienezza, della soddisfazione che chiunque
può provare nel dare un senso alla propria vita.
Ebbene quel giorno iniziò la sua storia, la storia di ogni
ragazzo.
Pepe aveva capito già da tempo che doveva rimboccarsi le maniche
per sovvertire la situazione in cui si era andato a cacciare;
aveva pure compreso che la buona riuscita di tale cambiamento
stava solo nella voglia e nell'impegno che ci avrebbe messo. Non
sapeva però cosa fare. Non conosceva ancora quale sarebbe stato
il grande passo della sua vita, il punto di svolta.
E così se ne stava lì, a riflettere, ad aspettare. Ma i tempi
stavano via via maturando, e lo sapeva.
Così un giorno annoiato della solita vita, prese una decisione,
la sua decisione.