Concorso Letterario "Federico Ghibaudo"

 

"IMMAGINA DI ESSERE UN REPORTER: DESCRIVI E COMMENTA UN AVVENIMENTO DEI NOSTRI GIORNI CHE ABBIA STIMOLATO IN PARTICOLAR MODO IL TUO INTERESSE"

di Vincenzo Freli - 3^B


Sono il cronista di un quotidiano locale fiorentino, non sono famoso, ma il mio lavoro mi piace: sempre a caccia di notizie, in giro per la città sperando che prima o poi arrivi la mia occasione. Il mestiere del giornalista non è facile, devi sempre riuscire a precedere i tuoi "rivali", non sei molto amato dalle persone, perché spesso inopportuno e privo di scrupoli, ma è il tuo mestiere e lo devi fare.
Il mio ultimo articolo è stato forse il più triste e toccante che abbia mai scritto, un fatto che non doveva accadere, un fatto che mostra ancora una volta la debolezza dell'uomo.
E' avvenuto nei pressi di Firenze e lo riscriverò per voi.
FIRENZE: è una giornata serena, l'ideale per una bella partita di calcio fra amici o per una passeggiata con una ragazza su Ponte Vecchio. A bordo della mia Espace percorro insieme con la mia "squadra" le strade di Firenze aspettando che accada qualche cosa; improvvisamente ci sorpassa a gran velocità una volante dei carabinieri e in lontananza la sirena di un'ambulanza ci avverte che qualcosa è successo. La curiosità e il mio sesto senso mi fanno spingere a fondo l'acceleratore, seguo la vettura dei "caramba" che mi guida fino al luogo del misfatto.
Mi trovo in un quartiere di periferia subito fuori della città.
Scendo dalla macchina a la prima cosa che vedo è lo sguardo di un uomo pieno di lacrime, che non riesce ad esprimere la sua rabbia.
E' vestito come se fosse appena tornato dal lavoro, è sudato, spettinato, con la cravatta allentata, come se fosse turbato dalla vita e dai sensi di colpa.
Gli infermieri portano fuori dal cancello, coperto da un lenzuolo bianco, il corpo esanime di un ragazzo giovanissimo, quindici o sedici anni.
Vengo preso dallo sconforto quando inizio a ricostruire l'accaduto.
Mi avvicino al cancello rimasto aperto dopo il passaggio della barella ed entro con passo incerto e ondeggiante per verificare ciò che penso sia successo.
La scena è orribile: sotto una fila di finestre una pozza di sangue tinge l'asfalto di un rosso intenso che sembra voler colorare l'immagine del corpo tracciata col gesso.
Incontro una donna anziana che abita al primo piano, sei piani sotto la finestra della cameretta del giovane, anche se ancora sotto shock mi racconta di essere stata sul punto di affacciarsi quando ha visto una figura scivolarle velocemente davanti ai suoi occhi e cadere con un tonfo sull'asfalto.
Vado in cerca del padre, lo trovo quasi subito, è in compagnia dei carabinieri e sta cercando di convincersi che non è successo nulla, che non è colpa sua.
La cravatta gli sporge da una tasca, la camicia bianca e sudata è completamente sbottonata, le sue scarpe sono slacciate e la sua voce balbettante gli permette solo a tratti di raccontare cosa è accaduto.
Dice che stava per entrare in casa quando il figlio impaurito si è chiuso in camera e ha compiuto il fatale gesto, poi con altre precisazioni sono riuscito a ricostruire l'intera vicenda.
Tutto inizia con una telefonata al padre da parte della preside dell'istituto frequentato dal ragazzo per avere informazioni sulle due assenze scolastiche.
L'impaziente genitore a sua volta telefona al figlio sfogando la sua rabbia per telefono e rinviando il discorso a quando sarebbe rincasato.
Quel pomeriggio, non appena la chiave inserita nella serratura con un leggero "clic" apre la porta di casa, un fremito di paura attraversa il corpo del giovane ragazzo che, vedendosi senza via di scampo trova come miglior rimedio quello di chiudersi nella sua stanza e gettarsi dalla finestra.
Nessuna spiegazione del fatale gesto, sono solo state rinvenute poche righe che mi sembra doveroso riportare: PAPA', MI DISPIACE DI AVERTI DELUSO MA E' ANCHE COLPA TUA. LASCIO I SOLDI CHE HO IN BANCA AL TELFONO AZZURRO. SALUTAMI LA MAMMA E FRANCESCA.
P.S. SPERO CHE LA FIORENTINA VINCA LA COPPA ITALIA.
Quest'ultima frase mi fa rabbrividire, e mi chiedo come può una mente così lucida essere anche così debole da permettere che la paura prevalga sulla ragione.
Ora capisco perché lo sguardo di quel povero padre è così vuoto e perché il rimorso che lo consuma è così grande, per questo mi riprometto di non fare nessuna domanda.
La curiosità spinge la gente ad avvicinarsi e una grande calca si forma intorno alle macchine dei carabinieri.
Tra la folla si fa largo a spintoni una donna, forse la madre, che corre ad abbracciare il marito e, mentre le lacrime le rigano il volto, dalle sue labbra esce un urlo sottile e penetrante che perfino il marito, che fino ad allora era riuscito a trattenersi, scoppia in lacrime.
La gente che osserva sembra scossa, non ancora cosciente dell'accaduto, ma colpita da quella scena così commovente.
Mentre mi allontano rifletto sull'accaduto e mi chiedo che ruolo possa avere avuto quel padre nella vita di suo figlio, visto che era così spaventato.
Ripenso a tutto quello che ha scritto sul biglietto, a quelle parole sulla sua squadra del cuore e a come tutti i suoi sogni possano essere svaniti all'improvviso.
Questo comunque non è l'unico caso di suicidio avvenuto negli ultimi tempi, ce ne sono stati altri come: il ragazzo suicida a Monza, i tre amici gettatisi sotto un treno, i due fidanzati buttatisi da un'impalcatura di un palazzo in costruzione; potrei continuare, ma a cosa servirebbe?
Questo suicidio è soltanto uno dei tanti, forse ce ne saranno altri, ma nessuna scusa potrà giustificarli, perché se è vero che l'uomo è la creatura più intelligente, a mio parere dovrebbe imparare a risolvere i problemi affrontandoli a viso aperto, senza compiere gesti inusitati, che sono solo segno di debolezza verso i valori della vita che fanno apparire l'uomo forte e allo stesso tempo debole.
I valori smarriti occorre recuperarli affrontando la vita accettandola così come si presenta e quindi anche le situazioni difficili devono essere risolte da vivi, senza arrendersi di fronte alle delusioni che sono solo frammenti di vita che segnano il nostro passaggio su questa terra.