Una lieve pioggia le sfregiava le gote ma, a farla tremare,
era il lancinante dolore -un grido- del pensiero unico che le
trapassava la mente parte a parte.
Vibrano i suoi passi sullasfalto umido -testa china-
perdendosi in una danza calcolata, in un ritmo impetuoso (di
unanima mai scelta). La follia di vedere nei piedi la
propria vita, trasparente specchio dumore e di potere
guidarla in ogni movimento, almeno una volta. Si mischiava il
respiro affannoso con la sua corsa, goffa probabilmente, ma
assolutamente sincera.
[e se la strada non le avesse
duramente afferrato i piedi, forse,
non sfiorerebbe nemmeno quel
grigiume che ora lopprime]
Correva, e man mano i suoi passi si facevano
pesanti, saltellando, e saliva dalle scale rovinate e sporche, e
improvvisamente spalanca una porta, ed il dolore ora le penetra
nel petto, è una stretta allo stomaco un feroce morso
dignoto. Cade distrutta su un pavimento freddo, un brivido,
uno solo, unico sentore di essere viva.
E un vortice immenso che ti percorre
dalle mente allo stomaco
e provoca nausea, prorompente
nausea, rigetto di consapevolezza.
Non so come si chiami, non lho mai conosciuta, so solo
che è una persona molto strana, più volte lho vista
ballare per strada, o parlare da sola. Lei è sola, sempre, e ha
una strano sorriso di chi ma io ne so molto più di
te. Ed è sempre uguale, la vedo da tempo gironzolare dalle
mia parti, con quello sguardo beffardo e quella giacca gialla e
blu. Già la indossa... sempre. No, non la conosco...
Seduta sulla sedia guardava, al di là della finestra, quel
paesaggio muto, alla ricerca probabilmente di un solo colore,
vero, vivo. Sapeva anche perfettamente che non lavrebbe
trovato mai, era così tutti i giorni. Ma il suo sguardo era
così forte che avrebbe potuto spaccarlo, quel vetro, e
sbriciolarlo in mille invisibili pezzi, inondando quel grigiume
impalpabile con i colori, quelli della sua testa, già,
solitamente era così (e certamente guardandole la fronte si
sarebbe potuto scorgere ogni più piccolo barlume di mente e
sfiorare con una mano le pareti dei suoi pensieri). Ma non ora,
però. NO. Era come se cercasse qualche cosa, qualche cosa di
estremamente piccolo, pareva volesse richiamare a sé ogni
pigmento ceduto in passato. Ne aveva bisogno, per attenuare il
bruciore che ogni momento aumentava nel petto, le serviva, e i
suoi occhi cercavano avidi in quel panorama -miscela uniforme di
tinta unica-. Invano.
E molto coraggiosa, si, ma nessuno probabilmente ha mai
capito il suo coraggio, mascherato dallespressione folle
della sua persona e dai suoi modi atipici. Mi aveva guardato,
trapassandomi gli occhi mentre, piangevo, attraversandoli come
quella finestra per scorgere il colore che una lacrima scatena
dietro la nostra corazza. E il coraggio, il suo, non è
stato certo quello di sopportare il dolore evitando il pianto.
Pulsavano le tempie -occhi chiusi- e nella testa solo una lunga
serie di brevi fotogrammi, istantanee della sua vita.
[e schietto si dipinge sul volto un
sorriso, capace nel ricordo di
rivivere una scintilla di emozione]
Un volto. sfericità torcente, sfumato dallombra incerta si nasconde nel suo stesso profilo confuso e si avvicina terribilmente al mio.
Percepisco solo il nitido sguardo ed il respiro -affannoso- irregolare che sfiora la mia guancia, avvolgendola, caldo. Ora è una mano che passa leggermente tra i miei capelli e poi lambisce quasi impercettibilmente il mio viso. Ho paura, sento che mi pervade il terrore e si sfregano i nasi e in un attimo posso sensibilmente intuire i suoi lineamenti e di nuovo sono immersa nel panico e nel profumo della pelle.[partiva e spariva, un saluto ed una giacca gialla e blu. Tutto il senso, un saluto]
E improvvisamente -unesplosione- una stretta un forte abbraccio, il tentativo, forse, la speranza di rimanere incastrati, e poi, quasi sciogliendoci, la presa si allenta ed ora posso attraversargli la mente, guardandolo negli occhi (mentre scendono imperturbabili lacrime tonde); un inebriante grido di colore si spande nella sua testa, occupa immancabilmente ogni più piccolo insignificante angolo... e sento salire il vuoto, fino alla gola, fino al cervello, paralizzata, inerme. Muta...
...muta, come il grigio paesaggio che aveva davanti, aveva
rincominciato a fissare il mondo ed il suo sguardo acquisiva uno
spessore ed una densità triste, insolita per chissà quale
alchimia.
E tutta quellenergia accumulata in quel corpo che avrebbe potuto benissimo essere solo un contenitore in plastica, si consuma in un istante.
Una lacrima, ora, traccia un solco profondo nella sua carne, ed è solo il dolore di una parola mai detta, riarsa in gola.