Liceo Scientifico "Paolo Frisi" - Monza

Concorso Letterario "Federico Ghibaudo"
2° Classificato - 1998


"LA DIDASCALIA DELL’ULTIMO PERSONAGGIO RECA IMPRESSO"
ovvero
macilente weltanschauung

di Matteo Pozzi - 4aI



Un bambino sta seduto in una pozzanghera elettrificata argillosa di lacrime, e non sa perché piangere. Al centro del labirinto.
Quel bambino sono io. Quel labirinto pure.

Sono una delle persone più noiose e ripetitive al mondo. Sono una delle persone più noiose e ripetitive al mondo. Sono una delle persone più noiose e ripetitive al mondo.
Quando non ho nulla di meglio da fare, dormo. Dormire, forse sognare. E se sogno, è in un Labirinto che mi pare di trovarmi. Bambino, al centro, nella sala circolare in cui convergono otto corridoi. E’ un sogno così sicuramente allegorico, che non lo riesco a capire.
Al di sopra dell’arco di ciascuna porta, è bassorilevato nella carne del mattone un numero. 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 14. Da ciascuna porta entra un personaggio. Si muove male, come un cartone animato cecoslovacco, a scatti, non rispetta le leggi di conservazione della quantità di moto, come se volesse essere una fantasima sudario adorando, ma non ne avesse facoltà. ed io rido di: una vecchierella in grembiule blu che srotola il rosario, Shirley Temple in completino verde, un frate nel suo saio bruno, un pubblico ufficiale, un inquisitore, Bran Mak Morn guerriero iperboreo e uno chef francese. Dalla 14 non esce nessuno. I sette personaggi iniziano, palesemente ridicolmente, una danza macabra al terror muto; schiene mi girano addosso, distorsioni retiniche, curve castane mi tirano per le ciglia. Invece, il bambino che sono si fissa sulla porta vuota, fino a che qualc-uno-osa accenna finta l’entrata in scena. A quel punto si spegne tutto come in una demo di introduzione di un beat’em up Konami, l’azione lascia il posto ad una sorta di presentazione individuale dei personaggi che ho visto. Mi compaiono a turno, su sfondo buio, precedute dalla immagine a volo di gabbiano di me al centro del Labirinto, le otto figurine ballerine. Leggo le didascalie dei personaggi

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Fuoco e fiamme, come in una gran fucina, scoppi e soffi fumosi, e quando il tutto si dirada è incominciata la vita, ed una fenice vi assiste, assiste alle caverne, all’ergersi falloide di piramidi ed obelischi, agli omosessuali templi crisoelefantini, alle loricate conquiste e all’orgioso imperio, al suo sudato disfacimento balbettante, alla confusa rettilinea oscurità, al molle e copioso tsunami redivivo, alle oppiacee novità ed infine alla saturazione. La fenice ha già visto il film, e ha la bella idea di cambiare canale

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C’era una volta di cattedrale, su un pianeta che non potrebbe essere il nostro, che raccontava dai suoi affreschi una leggenda: su un pianeta che potrebbe essere il nostro esisteva un deserto roccioso, e nel deserto roccioso un canyon. Questo canyon aveva forme intricatissime, le gole scorrevano l’una accanto all’altra, l’una dentro l’altra, in circonvoluzioni elaborate, insomma, se fossi un pittore avreste già visto in esso un labirinto. Circolavano strane leggende sul conto del canyon labirinto, che fosse maledetto, infestato da mostri, dannato, così che la gente ne aveva paura. Passarono gli anni e i millenni, e in seguito a trasformazioni geologiche, del canyon labirinto evitato e dimenticato si perse ogni traccia, fisica e mnemonica. Nulla rimase

inter_

Il prete dice che senza resurrezione la morte di Cristo non comporterebbe fede
Il soldato, dico io, non è d’accordo
Il poeta, bacco, battista, petruska, pierrot
bene e male sorride.

_nulla rimase, di modo che nessuno seppe quello che il canyon labirinto era in realtà.

_la fenice si stanca del documentario alla tv e spegne. Ah sì, devo rincominciare, pensa. E imprime col polpastrello del pollice della sua umanissima mano (“a sua immagine e somiglianza”, no? bastano gli arti), la sua impronta digitale labirintica, su un pianeta che potrebbe essere il nostro. E in un altro posto.

_Legenda
Labirinto con bambino: l’Ollevrec, nostro dio
0, 1, 1, 2, 3, 5, 8: le virtù
14: (l’anomalia)

Il canto dell’anomalo (EXTRA! EXTRA!)
“Ma il mio mistero è chiuso in me,
il nome mio nessun saprà!
Dilegua, o notte!...:)
Tramontate, stelle
All’alba :) vi”

Ma ecco una scintilla dal buio della porta 14, alle spalle dell’anomalo; che ha smesso di...

(ACCECANTE LAMPO BIANCO FINALE, TITOLI DI CODA)