Liceo Scientifico "Paolo Frisi" - Monza

Concorso Letterario "Federico Ghibaudo"

 

"PENSIERI CARDINALI"

di Lorenzo Sala - 4aI


“...ci sono amori dimenticati
nel mio passato e nei tuoi passati
e notti come questa
passate e bruciate...”
-F.De Gregori-


Mi sono fermato un istante sul bordovasca a fissare l’orologio che segna le tre e zero cinque.
Una notte calda e umida di metà agosto, libero da orari e conformismi familiari, restrizioni e pensieri (o impegni?) angosciosi.
Mi asciugo con una mano gli occhi appoggiato sul lato della piscina, ancora immerso per tre quarti in acqua e osservo la lieve, umida foschia che sale dall’erba ai lati della vasca azzurra. Il sapore del liquore di F. sale ancora alla gola, ma la sensazione non è affatto sgradevole.
Il nastro tenue delle costellazioni che non so decifrare è ben visibile davanti a me, quasi a confermarmi, qualora ne abbisognassi, che in questa notte non c’è confine.
E’ davvero una serata stupenda. Le stelle fanno a gara nell’illuminare il firmamento.
Mi chiedo per un attimo se davvero i corpi celesti segnino la traccia del destino: sono però sicuro che guardando il silenzio smisurato del cielo scuro, chiunque si perderebbe.
E allora è forse meglio tendere la mente verso spigoli più terreni e in fondo mi riesce più naturale di quanto non pensassi.
Lo sguardo ritorna agli amici sull’altro lato della piscina, attenti a non fare troppo rumore, ma soprattutto a non perdere neanche una goccia del fascino misterioso e cattivo della notte in corso.
In un lampo le voci mi giungono chiare e i discorsi decifrabili come se l’obiettivo avesse di scatto messo a fuoco lo sfondo, trascurando ora il primo piano.
Cerco di capire i giochi di sguardi catapultati diametralmente da un opposto all’altro. Saluto con una mano gli altri come se nel corso della giornata ci vedessimo per la prima volta.
Volgo la testa all’indietro, portando la nuca a pelo d’acqua.
Pensieri e ricordi e sfumature e aneddoti, elementi cardine che emergono dall’acqua e in questa notte, nell’acqua stessa, torneranno a giacere.
Penso a quella ragazza che ho voluto perdere e a quella che ora occupa tutti i miei pensieri. Chissà per quanto?
Ripercorro con la mente quel libro di De Carlo e il suo Arcodamore pensando a quanto cinicamente riesca a rispecchiare la realtà.
Penso ancora ai discorsi superficiali di certi compagni di viaggio, consapevoli di soffocare i sentimenti per non doversi scontrare con essi. E mi rendo conto giorno dopo giorno del fatto che abbiamo forse meno torto di quanto pensassi fino a qualche tempo fa.
E’ che le esperienze, anche se può apparire una massima assolutamente scontata, inevitabilmente lasciano un segno, e in base a questo cambia la prospettiva da cui ognuno osserva le cose.
Quello che mi lascia incredulo è, però, scoprire che talvolta si perde del tutto la voglia di ricercare qualcosa in cui si è sempre creduto.
Forse è anacronistico continuare a sognare, e lo penso quasi seriamente, per quanto il liquore me lo consenta.
Mi giro e osservo F. appoggiato su un braccio abbronzato. Ha gli occhi chiusi e respira affannoso, come sognasse inquietudini.
Ma la distanza fra me e lui è ben maggiore di quella che appartiene ad uno spettatore... Ripenso ai recenti discorsi epidermicamente bigotti di T., al suo cieco desiderio del Grande Amore, al sogno raggiungibile di una famiglia numerosa, alla condivisione cinquantennale della vita di coppia in cui basterebbero stima, fiducia e affetto; ...in cui l’ingrediente irrazionale e istintivo non sarebbe indispensabile, pur essendo la forza generatrice di quel rapporto che si tenta di conservare a bassa temperatura. (...Tristezza)
Mi rendo conto di quanto io consideri improbabile un rapporto di questo tipo, ma nello stesso tempo di quanto speri che esista, in qualche modo. (Sarà un problema che investe tutti?)
E allora è da preferire la fredda, calda stabilità, ricetta per una vita da manuale o forse l’improbabilità e l’imprevedibilità della passione, dell’incertezza, delle novità, del “sempre diverso”? E soprattutto, si può davvero preferire o, in qualche modo, qualcosa è già scritto? O forse vogliamo sia già scritto?
Ricerco rapide spiegazioni dell’instabilità dei rapporti, regolata talvolta da fugaci, casuali e apparentemente poco importanti incontri. La prospettiva, navigando sereno fra l’intricata rete dei miei pensieri, muta di nuovo, senza che ci stia a badare troppo, senza che io possa solo avvicinarmi ad una boa di soluzione, ma labirinticamente mi perdo.
Mi lascio scivolare all’indietro, inghiottito dall’acqua tiepida e subito risalgo in superficie.
Medito ancora sulla chimica che lega le passioni più o meno autentiche dei legami affettivi e rapido mi smarrisco, prima ancora di affacciarmi seriamente sul ragionamento, prima di trovare spiegazioni per me stesso convincenti. Chiederei a qualsiasi interlocutore, in questo momento, cosa regola taluni sentimenti, cosa li governa e cosa li rende assolutamente indecifrabili.
“Scegli tu la vita, l’amore non si sceglie mai”, canticchio fra me e me senza quasi accorgermene...
Glu, glu, glu.
Qualcuno mi prende alle spalle e mi trascina a pieno in acqua e mi rituffo, rassicurato e leggero nel liquido vitale, nella viscosa ed estemporanea dolcezza notturna, appisolato nella leggendaria, virtuale e personalissima reggia di Minosse.
Certi ricordi, taluni entusiasmi, vivono solo nelle chiacchiere di notte (come un misconosciuto cantautore mi insegna), in quei discorsi coi tuoi amici più delusi.

Bussa sgradevole alla porta. Mia madre. E’ il quindici settembre e mi rituffo... nella svogliata consuetudine. Qualcuno diceva: “Dentro me segni di fuoco: è l’acqua che si spegne. Se vuoi farli bruciare tu lasciali nell’aria oppure sulla terra”. E così sia.