Liceo Scientifico "Paolo Frisi" - Monza |
di Lucia Gardenal - 3aD
Sveglia alle 7.30. Alzarsi. Stiracchiarsi. Uno sguardo allo
specchio. Palpebre semiaperte, un capello su e uno giù. Far
scorrere lacqua nella doccia e sotto. Di nuovo pronto.
Camicia blu, completo grigio, la solita cravatta. Dove sono le
chiavi della macchina? Sempre la stessa storia... Ah, ecco.
Salire nellascensore, schiacciare T, di corsa
raggiungere la macchina, salire, viaggiare per una decina di
minuti, arrivare in ufficio (con i soliti 5 minuti di ritardo).
Subito un paziente, come sempre spazientito per i soliti 5
minuti. Prego si accomodi! Fissi gli occhi negli
occhi, unipnosi senza fine si fa largo tra le ciglia.
Calcolata anche questa: pausa caffè per rigenerarsi. Ore 9.00.
Doveravamo rimasti?. Oggi parla uno dei tanti,
uno squilibrato medio. Diagnosi? Prestabilita, da manuale. Si
nasconde dietro due folte sopracciglia e magnetizza con due lenti
a contatto verdi. E preoccupato perché il suo cane non
partorisce, perché non ha maglioni blu e perché lacqua
del pesce rosso sta evaporando di fianco al calorifero. Tre
risposte ai suoi problemi: un cane maschio non può partorire,
vendono fantastici maglioni blu al mercato, e la vaschetta del
pesce rosso deve stare lontana da fonti di calore.
Ora è tranquillo.
Secondo paziente: Prego si accomodi. Fissi gli occhi
negli occhi, unipnosi senza fine si fa largo fra le ciglia.
Calcolata anche questa: pausa caffè per rigenerarsi. Ore 10.00.
Doveravamo rimasti?. Ora parla uno dei tanti,
un adolescente nella fase né carne né pesce.
Diagnosi? Prestabilita, da manuale. Si mordicchia le unghie della
mano sinistra, con la destra tamburella sul ginocchio. E
nervoso Perché la sua media non supera il 4, Perché i genitori
lo opprimono e perché le ragazze non lo considerano. Tre
risposte ai suoi problemi: cerca di impegnarti più che puoi,
stabilisci con mamma e papà un dialogo, dai tempo al tempo.
Ora è tranquillo.
Terzo paziente: Prego si accomodi. Fissi gli occhi
negli occhi, unipnosi senza fine si fa largo fra le ciglia.
Calcolata anche questa: pausa caffè per rigenerarsi. Ore 11.00.
Doveravamo rimasti?. Ora parla un ragazzetto
mingherlino con i capelli lunghi e arruffati, diafano in volto.
Diagnosi? Prestabilita, da manuale. Mentre idolatra Jim Morrison
predica il provare le emozioni nuove e forti. A 18 anni la vita
si è esaurita, spenta in un buco sul braccio. Tre risposte
ancora una volta: non puoi farcela da solo, cerca lappoggio
di un persona cara, ti lascio il nome di alcune comunità.
Ora è tranquillo.
Ore 12.00. Pausa pranzo. Percorre il corridoio di luci soffuse verso il fondo. Apre la porta, sale, schiaccia T, scende. Alla tavola calda il solito. Cinque minuti per tornare. Quattro passi nella via deserta. Tre scalini da salire a piedi. Due piani in ascensore. Apre la porta, sale, nello specchio vede un uomo. Un uomo che la mattina si alza, va a lavorare,; che ascolta, e che da tre risposte. Un uomo che nella sua vita fornirà al mondo tre alla ennesima risposte, un uomo né grasso né magro, un uomo che nasce, vive, vive, muore; un uomo che Non ha risposte da dare a se stesso perché non si è mai posto delle domande, un uomo che non ha risposte da dare a se stesso perché non ha mai avuto domande da porsi: un uomo che è solo un uomo.