Liceo Scientifico "Paolo Frisi" - Monza

Premio Letterario "Federico Ghibaudo"
Premio Speciale Giuria

"SOLO UN UOMO"

di Lucia Gardenal - 3aD


Sveglia alle 7.30. Alzarsi. Stiracchiarsi. Uno sguardo allo specchio. Palpebre semiaperte, un capello su e uno giù. Far scorrere l’acqua nella doccia e sotto. Di nuovo pronto. Camicia blu, completo grigio, la solita cravatta. Dove sono le chiavi della macchina? Sempre la stessa storia... Ah, ecco. Salire nell’ascensore, schiacciare “T”, di corsa raggiungere la macchina, salire, viaggiare per una decina di minuti, arrivare in ufficio (con i soliti 5 minuti di ritardo).
Subito un paziente, come sempre spazientito per i soliti 5 minuti. “Prego si accomodi!” Fissi gli occhi negli occhi, un’ipnosi senza fine si fa largo tra le ciglia. Calcolata anche questa: pausa caffè per rigenerarsi. Ore 9.00. “Dov’eravamo rimasti?”. Oggi parla uno dei tanti, uno squilibrato medio. Diagnosi? Prestabilita, da manuale. Si nasconde dietro due folte sopracciglia e magnetizza con due lenti a contatto verdi. E’ preoccupato perché il suo cane non partorisce, perché non ha maglioni blu e perché l’acqua del pesce rosso sta evaporando di fianco al calorifero. Tre risposte ai suoi problemi: un cane maschio non può partorire, vendono fantastici maglioni blu al mercato, e la vaschetta del pesce rosso deve stare lontana da fonti di calore.
Ora è tranquillo.
Secondo paziente: “Prego si accomodi.” Fissi gli occhi negli occhi, un’ipnosi senza fine si fa largo fra le ciglia. Calcolata anche questa: pausa caffè per rigenerarsi. Ore 10.00. “Dov’eravamo rimasti?”. Ora parla uno dei tanti, un adolescente nella fase “né carne né pesce”. Diagnosi? Prestabilita, da manuale. Si mordicchia le unghie della mano sinistra, con la destra tamburella sul ginocchio. E’ nervoso Perché la sua media non supera il 4, Perché i genitori lo opprimono e perché le ragazze non lo considerano. Tre risposte ai suoi problemi: cerca di impegnarti più che puoi, stabilisci con mamma e papà un dialogo, dai tempo al tempo.
Ora è tranquillo.
Terzo paziente: “Prego si accomodi.” Fissi gli occhi negli occhi, un’ipnosi senza fine si fa largo fra le ciglia. Calcolata anche questa: pausa caffè per rigenerarsi. Ore 11.00. “Dov’eravamo rimasti?”. Ora parla un ragazzetto mingherlino con i capelli lunghi e arruffati, diafano in volto. Diagnosi? Prestabilita, da manuale. Mentre idolatra Jim Morrison predica il provare le emozioni nuove e forti. A 18 anni la vita si è esaurita, spenta in un buco sul braccio. Tre risposte ancora una volta: non puoi farcela da solo, cerca l’appoggio di un persona cara, ti lascio il nome di alcune comunità.
Ora è tranquillo.

Ore 12.00. Pausa pranzo. Percorre il corridoio di luci soffuse verso il fondo. Apre la porta, sale, schiaccia “T”, scende. Alla tavola calda il solito. Cinque minuti per tornare. Quattro passi nella via deserta. Tre scalini da salire a piedi. Due piani in ascensore. Apre la porta, sale, nello specchio vede un uomo. Un uomo che la mattina si alza, va a lavorare,; che ascolta, e che da tre risposte. Un uomo che nella sua vita fornirà al mondo tre “alla ennesima” risposte, un uomo né grasso né magro, un uomo che nasce, vive, “vive”, muore; un uomo che Non ha risposte da dare a se stesso perché non si è mai posto delle domande, un uomo che non ha risposte da dare a se stesso perché non ha mai avuto domande da porsi: un uomo che è solo un uomo.