Liceo Scientifico "Paolo Frisi" - Monza |
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Le crâne - rasè - est signe - da la tranchance
di Matteo Pozzi - 5aI
Si svegliò la mattina successiva, sussurrando il refrain
sono una cosa insensata, scevra dal senso, sono una cosa
insensata, scevra dal senso: messe, da parte, tutte le
ambizioni e tutte le perdite e gli allontanamenti, e pregò per
un giorno tutti gli prestassero attenzione. Non capiva più
nulla, e questo alimentava il vuoto orrido che tutto, a un
tratto, gli era montato in testa, circa le parole. Aveva fatto
sempre della loro esuberanza corposa, unta, insaccata, una
religione, la religione delle intenzioni, e della oralità
fisica, travisandosi sempre, certo. La geometria, la geometria,
la crâne rasé: ecco quello che ci voleva. E più ci aveva
pensato sempre, e più eccedeva in showdown, in manierismi, in
colpi di scena. Così finalmente decisa quel giorno di stare
zitto.
E fu notte, ed ei fu strano.
Si svegliò la mattina successiva, ed il sussurro, solo nel
pensiero, eppure, permaneva. La velocità del processo di
incendio, come come nelle tute russe il cosmonauta, color luna,
attraverso i cieli, piangendo, era alla fin fine la sola cosa che
alla fin fine lo preoccupava, eppure, non era così netto, bigio,
grigio su bianco, stanco: fortissimo: sapeva, e lo sapeva, che
nessuno capiva, e nessuno avrebbe capito, e che nessuno avrebbe
capito, era certo, fatto forte, fortificato; era veloce!!
Lorrore era che nessuno capiva che avrebbe voluto, se lo
avesse voluto, essere come quegli avrebbe voluto che fosse,
sempre sotto le stelle, con tutto le esuberanze degli
anticonformisti, con tutte le brave libertà degli
anticonformisti, con tutte le dimostrazioni degli
anticonformisti, senza una singola ripetizione, una singola
virgola, una singola schiumetta che non fosse là dove uno bravo,
e bello, e originale, come erano in troppi, la avrebbe posta, a
cena, senza che prendesse, come in Umbria, e caldo e freddo,
pansecco, e terra, tanta. Ma quanti (...il manoscritto si
interrompe improvvisamente...) Ma quante (...il manoscritto si
interrompe, prontamente...) Oh ma quante belle cose!! Così
finalmente decise quel giorno di stare zitto, nella testa.
E fu notte, ed egli fu straniero.
Si svegliò la mattina successiva; desiderando desiderando
fortissimamente, come se potesse, e non volesse, per maggior
godimento, svuotare la vescica sulle maioliche rosa, con tanta,
davvero, violenza, una violenza finalmente scevra dal male: ma
non vi riusciva, e non aveva la minimissima intenzione di
coricarsi: di far convergere.
Di far convergere addosso a se stesso tutte tutte le preghiere di
tutta la brava gente, e che quella cattiva lo rispettasse, e lo
temesse, e viceversamente; di potere alla fin fine, circolando,
declamare, senza bocca aprire che fosse la sua, la vergogna
ultima della poesia, dellessere uomo, dellessere
uomo, passare: alla forma breve, la vita linda, la vita felice.
Così finalmente decise quel giorno di stare: e sorrideva, e
sorrideva, e sopra tutti, stava.
E fu per sempre notte, e straordinario.