Liceo Scientifico "Paolo Frisi" - Monza |
Premio Letterario "Federico Ghibaudo"
"1945-1981 BI EMME
di Andrea Ventura - 4a I
Un passo, poi un altro, i sandali infangati e
ormai fradici sguazzano nelle pozzanghere immergendosi per poi
riemergere grondando acqua putrida; troppa acqua ... troppo
sporca. Sì, c'è sporco in questa via e anche dentro te: nella
tua testa, nella tua bocca.
Il tuo sorriso: te lo ricordi? Ti ricordi quando da piccolino
tutti ti lodavano, si complimentavano con te per il tuo viso
sorridente? Adesso non è più così. Il tuo viso è rugoso e i
denti sono ormai ingialliti dal troppo fumo, solo gli occhi
ridono ancora.
Piove, le gocce ti ticchettano sulla testa ma tu non le senti,
troppi capelli le separano dal tuo cranio; non possono farti del
male! Scivolano giù lungo le interminabili trecce rasta e alcune
ti cadono sul viso ma non ti danno fastidio; non ti asciughi mai
il viso, nemmeno quando le lacrime del cielo ti colpiscono negli
occhi mischiandosi con le tue. Non riesci più a veder nulla ma
gli occhi ridono ancora. Hai lasciato la tua terra dove non
pioveva mai: non ti manca. Te la sei portata dietro: i colori, la
gente, i profumi, il calore ma soprattutto i suoni. Suoni
malinconici, tamburi battenti, quasi ossessivi.
Non ti piace quello che ti hanno fatto diventare, non ti piace
camminare sotto la pioggia ma non ne soffri, non ti lamenti: sai
che questa via tra poco finirà e sai anche che il sole è lì
che ti aspetta.
Ora il cuore batte più forte del normale (troppo forte), hai una
smorfia di dolore. La bocca si contrae, le labbra si muovono
spasmodiche. Le mordi per tenerle ferme; i muscoli rigidi
continuano il loro lavoro meccanicamente, continuando a farti
camminare mentre tu vorresti gettarti a terra ma non ci riesci,
vuoi chiudere gli occhi ma loro si oppongono: continuano a
ridere.
...Non ti sento più, non sento i tamburi che battono, la tua
voce roca ma suadente che con fare vellutato mi avvolgeva e mi
portava sulle coste della tua amata Giamaica. Non sento più la
tua lingua modulare suoni delicati e coinvolgenti. Cantavi donna
non piangere, dicevi di aver sparato allo sceriffo e ricordavi la
marcia dei soldati.
Sono nato finalmente. Ma quanta luce c'è?! Non pensavo fosse
cosi il mondo. Dov'è la pioggia? dove sono i tamburi? Perché
non li sento?
Un senso di angoscia mi sta attanagliando, vago per anni senza
meta precisa, senza un perché.
Oggi mi sento un po' meglio, come se dovesse succedermi qualche
cosa di stupendo e meraviglioso. Entro in un pub e ordino una
media chiara; mi siedo e guardo il mondo attorno a me mentre la
radio trasmette un pezzo che mai prima avevo sentito. Ci rifletto
per qualche istante... mi accorgo che quel ritmo non mi è poi
cosi estraneo!
... SONO TAMBURI!!!
Colori e luci mi assalgono, un profumo
inebriante di erbe bruciate mi solletica il naso e tutto il mio
corpo è attraversato da un fremito. Vedo un uomo con il mondo in
mano, silenzioso; i suoi occhi fiammeggianti sembrano esprimere
coraggio, intelligenza, amore. Non lo distinguo chiaramente ma
sono sicuro di una cosa: quello potrei essere io... lo so... ne
sono certo... lo so!
Il brano finisce, quasi senza pensare mi alzo e mi precipito al
bancone in cerca dello stereo che come al solito è posto vicino
alla spina dimodo che lo raggiungo senza troppo sforzo. Con le
mani che tremano sfioro lentamente il tasto di espulsione del CD
ed eccolo il nome di quell'uomo, un nome che potrebbero avere
tutti gli esseri della terra e anche io.
Gli uomini, le donne, gli animali, le piante ed anche i sassi se
ben interrogati vi risponderanno di chiamarsi come LUI.
ECCOTI: SEI TORNATO!