Liceo Scientifico "Paolo Frisi" - Monza

Premio Letterario "Federico Ghibaudo"
Terzo Classificato

 

"MANOSCRITTO TROVATO IN UNA BOTTIGLIA"
(di A.E.Poe)

di Chiara Grumelli - 4a A

 

Mi presento: sono lo specchio in quella vetrina all’angolo fra via Delle Medaglie d’Oro e via Dei Mille, avete presente? sono due strade molto frequentate. sicuramente sarete passati davanti a me centinaia di volte e avrete gettato una veloce quanto distratta occhiata per controllare che tutto in voi fosse in ordine. Magari, invece, vi siete proprio fermati e, con la scusa di interessarvi ai brutti articoli in vetrina, vi siete guardati, anzi, esaminati, dal cappello alla punta delle scarpe. Il mio padrone non è stupido: sa bene che uno specchio attira l’attenzione anche su un negozio di ami da pesca. Infatti aveva ragione: magari non sono in molti ad entrare, ma quasi tutti si fermano e (si) osservano. Quello che però voi non sapete è che se voi guardate in me, io guardo in voi con altrettanta attenzione e maggiore acutezza, perché io non mi fermo all’apparenza, io riesco a tuffarmi in voi. Per esempio, mi è passata davanti una ragazza, una giovane donna di 28 o 29 anni. Camminava veloce, mi ha lanciato solo una rapida occhiata gettandosi dietro le spalle i capelli lisci e neri. Ma io, insieme a quel gesto di vanità, sapiente e sbarazzino, ho visto volare dietro le spalle tutte le sue insicurezze e le frustrazioni di un mese in un nuovo ufficio. Deve sopportare le avances del capo e contemporaneamente ricoprire un incarico di grossa responsabilità. Deve dimostrare ai suoi genitori, a quei maschilisti dei suoi colleghi, a se stessa e al mondo intero che può farcela. Se almeno avesse qualcuno accanto... (trema)... un uomo, non come Lui. che anche ieri sera l’ ha lasciata così, con la solita sensazione, sporca... basta debolezza: tira fuori le unghie e i denti... e se ne va.
Una volta davanti a me si è fermato un uomo. Doveva essere sui 65 anni. Si guardò i baffi grigi e col dito seguì il loro andamento curvo. I suoi occhi miti. infossati, guardavano lontano, non in me, non nello specchio, come poteva sembrare. Erano occhi tristi, occhi di chi è stanco della sua vita, di chi si è reso conto che il meglio è passato, molte occasioni sono andate perdute e quello che resta è un lavoro mediamente buono e il mal di schiena quando ci si alza alla mattina... la mediocrità: niente di peggio, pensava da ragazzo... però non era pentito delle sue scelte. O meglio, sapeva che razionalmente non avrebbe potuto agire meglio. Il suo lavoro, sua moglie, i suoi figli sono stati tutti fonte di gioia nella sua vita. Eppure ora si trovava a chiedersi come sarebbe stato girare per il mondo con una matita e un blocco di fogli bianchi... a stento trattenne una risata immaginandosi con barba e capelloni. E’ vero, l’idea sembrava ridicola, eppure non riusciva ad abbandonarla. Non era più giovane, non poteva più viaggiare e abbandonare ogni cosa. Però non tutto è perduto. Riprenderò quel progetto nel cassetto dell’armadio, lo schizzo di quel quadro che non ho mai fatto vedere a nessuno, pensava con entusiasmo. La creatività mi ridarà l’irrazionalità che ho perso in tutti questi anni. Sperava solo che sua moglie, i suoi figli non ridessero di lui... e poi se ne andò.
Dopo di lui passò una ragazzina di circa 17 o 18 anni al massimo. Mentre controllava che il colletto della maglietta nuova fosse ancora sull’attenti come lo aveva lasciato, si chiedeva chi mai avrebbe creduto che una giovane abbigliata e accessoriata come lei potesse essere interessata agli ami da pesca. Ma non poteva fare a meno di controllare ogni minimo particolare: stava per immergersi in una vasca di piranha, e doveva prepararsi al peggio. Sono i particolari che contano, pensava, gli accessori. Sapeva bene che sono l’atteggiamento, la sicurezza che conquistano, ma come crearseli in un ambiente dove nessuno ha voglia né tempo di considerare qualcuno che non è all’avanguardia? Da un anno era alla disperata ricerca di un’amicizia stabile, e non voleva che questo ennesimo tentativo si concludesse a causa di una morale retorica da film americano, sui buoni sentimenti e le amicizie che vanno al di là delle apparenze. Non che non le desiderasse - le amicizie. intendo - ma in diciassette anni di vita non aveva mai incontrato nessuno del tutto insensibile all’esteriorità e al trucco e aveva quindi concluso che o una persona così meravigliosa non esiste o mentre la cercava non era né giusto né salutare passare i suoi sabati sera in casa a leggere un buon libro (per quanto interessante potesse essere). Poi era stanca del suo vittimismo e di aspettare che qualcuno si accorgesse del suo dolore. Ad essere sinceri. ammetteva, neanche io mi accorgo delle sofferenze degli altri e, visto che è improbabile che io sia l’unica ragazza triste nel mondo post-adolescenziale, penso che l’infelicità non sia così evidente, ognuno ha le sue nuvole da scacciare... questa considerazione le presentava quelli che stava per incontrare persone più umane, il suo obiettivo sembrava più vicino. Non è che ora si sentisse più felice: aveva appena scoperto che la teoria della valle di lacrime non era poi così assurda, però si sentiva meno sola...

Io sono uno specchio, solo uno specchio purtroppo. Immagino di potervi raccontare tutto, queste storie e molte altre, ma non ho la possibilità di comunicare, l’unica Virtù che invidio a voi uomini, così insicuri e vulnerabili. Ho un’unica speranza, che un giorno una piccola ragazza che una volta si fermò a guardarmi, decida di scrivere ciò che stava pensando mentre mi osservava. Immaginava di essere uno specchio, che non guardava soltanto le persone, ma si tuffava al loro interno. Affido i miei pensieri a lei, bottiglia inconsapevole di trasportare per il mare le memorie di un vecchio naufrago.