Liceo Scientifico “Paolo Frisi” - Monza
Memoria. Dicono che sia il mio forte ed in
questo mi sento privilegiato. Vediamo cosa dice il dizionario...
"funzione generale della mente consistente nel far rinascere l’esperienza
passata, che attraversa le quattro fasi di memorizzazione...". Che
complicato! Per me è più facile utilizzarla che definirla. Direi che la
memoria è la possibilità di conservare in qualche parte del cervello i ricordi
di esperienze compiute, che ci permettono di ricostruire il passato facendoci
vivere tante emozioni perché le esperienze del passato non sono presenti nella
memoria come libri in una libreria, ma vengono "rese presenti" per
come sono state percepite.
In questa fase della mia vita, tecnicamente definita "adolescenza",
pensando al termine memoria mi viene in mente l’unico periodo che ho alle
spalle: l’infanzia, con il suo carico di ricordi a volte lieti, come le varie
conquiste legate alle capacità che migliorano (ad esempio: imparare ad andare
in bicicletta senza rotelle o saltare i gradini delle scale a tre a tre), e a
volte tristi, come le piccole delusioni nell’amicizia o veri e propri dolori
legati alla perdita di persone care. E’ proprio la memoria di quelle
esperienze che acuisce la loro percezione. Parafrasando i versi del Leopardi si
potrebbe dire: "sempre caro mi fu questo passato".
Memoria significa anche ricordo della guerra e può essere di coloro che l’hanno
vissuta in prima persona, quindi è una memoria più partecipe, più reale, più
sentita, ma può essere anche di quelli, come me, a cui è stata tramandata
culturalmente e che, utilizzando le ricostruzioni fatte dagli storici, ne fanno
una rielaborazione personale, la quale, però, non raggiungerà mai lo stesso
grado di sensibilità di chi ha provato la guerra sulla propria pelle.
Esiste anche un "giorno della memoria". Normalmente quando si fissa un
"giorno della memoria", quel giorno è uno spunto per festeggiare, per
creare occasioni di stare insieme tra persone che hanno qualcosa in comune; può
essere un santo, una data, una ricorrenza nota, che spesso danno luogo ad una
festa o al ripetersi di un evento diventato tradizione. Invece il "giorno
della memorie" approvato dal Parlamento Italiano propone una ragione
diversa per ricordare. Non un trionfo, ma una tragedia; non un giorno luminoso,
ma un "buco nero" nella Storia, che ci invita a guardare in faccia il
peggiore evento del secolo trascorso: la Shoah, discriminazione,
persecuzione, deportazione e distruzione dei cittadini ebrei di ogni Paese
dominato dal nazismo.
Tanti dicono: "Ho una memoria di ferro", ma non per tutte le cose
funziona questo modo di dire. Se non ci fosse la dimenticanza l’uomo
penserebbe continuamente alla propria morte e non intraprenderebbe nulla, quindi
perché non dimenticare i torti subiti? Perché non riprendere da dove abbiamo
lasciato tante cose in sospeso? Piuttosto alleniamo la nostra memoria, non solo
per ricordare cosa acquistare al supermercato, ma per evitare di ripetere in
futuro alcuni errori.
La memoria è l’archivio della nostra vita, anzi la memoria siamo noi, quindi
se vogliamo dare un senso alla nostra esistenza, ricordiamoci di non
dimenticare.