Liceo Scientifico “Paolo Frisi” - Monza

Premio Letterario “Federico Ghibaudo”


“LA MEMORIA”
di Debora Verri - 1a G


-...E se invece andassimo là? Ricordi Carol? Quando avevamo 11 anni, avevamo nascosto il più grande simbolo della nostra eterna amicizia sotto quella grande quercia. Eravamo due bambine spensierate piene di sogni, di speranze e credevamo che la vita sarebbe stata un bellissimo film privo di scene di sofferenza e dolore... ora siamo cresciute e abbiamo compreso molte cose condividendo l’intera esistenza... però, in fondo nel cuore siamo le stesse sognatrici di allora, le stesse amiche legate da un sentimento tanto profondo che mai nulla sarà in grado di distruggere. Perché allora non rinnovare le stesse emozioni e le stesse sensazioni di quattordici anni fa?
- Sai Sharon, spesso penso a quando ci conoscemmo in quel parco giochi, tu piangevi, eri disperata perché un bambino ti aveva portato via la bambola cui eri tanto affezionata e io, col sorriso sulle labbra, ti porsi la mia affinché giocassimo insieme. Improvvisamente ti asciugasti le lacrime che ti rendevano lucidi gli occhi e mi ringraziasti. Fu quel giorno che tutto ebbe inizio, fu quel giorno che le nostre vite cominciarono ad intrecciarsi. Otto anni dopo decidemmo di giurarci amicizia eterna proprio sotto quell’enorme quercia e penso sia giunto il momento di rinnovare tale giuramento.
Era l’alba di una giornata di primavera, quando le due ragazze si recarono nei pressi di un piccolo paesino montano per intraprendere una passeggiata fra sentieri tortuosi, con lo scopo di raggiungere l’immensa distesa verde, nel bel mezzo della quale si ergeva la grande quercia. - Guarda Sharon! Il nostro albero! Forza corri!
- E’ stupendo, proprio come allora. Il silenzio della montagna, l’aria fresca che ti accarezza la pelle, il cinguettio degli uccellini, il lieve profumo dei fiori appena sbocciati che popolano i prati, e infine l’albero che con la sua enorme chioma sovrasta la distesa erbosa. E’ piacevole riprovare un’emozione incomparabile!
- E’ fantastico, ma siamo venute fino a qui per il nostro "tesoro, perciò cominciamo a scavare!... Eccolo Sharon eccolo! L’ho trovato!...
Guarda, le foto dello zoo! Avevi molta paura delle tigri: rimanevi distante metri dalle gabbie e se fissavano i loro occhi su di te, tu cominciavi a piangere e ti nascondevi sempre dietro alla gonna di tua madre...
- Bè se non ricordo male tu eri quella che invece rifiutava sempre di provare a dare l’erba ai cavalli... credevi che avrebbero mangiato la tua mano... Ehi, queste foto invece riguardano quell’estate in cui ci siamo tanto divertite al mare...
- Non dimenticherò mai quel giorno in cui immergendoci vedemmo tutti i pesci multicolori e dalle più svariate specie venirci incontro, ne eravamo circondate e pareva di trovarsi in paradiso...
- Quanti bei ricordi, ma quello che stavamo cercando non l’abbiamo ancora trovato...
- Questo lo dici tu... guarda qui, Sharon! Non è forse questo il nostro giuramento?
Le due amiche lessero la lettera che avevano firmato con i loro nomi, in cui giuravano di essere grandi amiche per l’eternità, e si abbracciarono.
Decisero di rinnovare il patto di amicizia e, dopo aver posto la lettera nella busta, la riposero nella cassettina di legno contenente tutte le foto più significative della loro infanzia, infine, seppellirono nuovamente il "tesoro".
Ben presto, durante il pomeriggio, il sole cedette il suo posto ad una "mandria" di nubi oscure che ricoprirono interamente la sfera celeste. Subito iniziò a piovere sempre più violentemente, e la pioggia era talmente fitta che per Sharon e Carol fu una grande sfida tornare al paesino montano attraverso quei sentieri ricchi di fango e sassi, sui cui si poteva scivolare facilmente, che resero la loro discesa ancora più pericolosa.
Sharon, intenta a parlare con Carol, si distrasse e scivolò su un sasso sbattendo violentemente il capo e riportando una ferita piuttosto profonda. Carol a quel punto sprofondò nel panico... era rimasta sconvolta nell’osservare la ferita sanguinante e il corpo ormai privo di sensi. Non sapendo cosa fare per aiutare l’amica, cominciò a piangere e a chiedere aiuto gridando disperatamente. Tutto d’un tratto si mise a correre, cadde numerose volte ma si rialzò sempre con grande forza, spinta dal desiderio di salvare la cara amica. Raggiunse il paesino e riuscì ad ottenere soccorsi immediati per Sharon. Quest’ultima fu ricoverata nell’ospedale più vicino: la diagnosi prevedeva un trauma cranico molto rilevante, impossibili da stabilire le conseguenze ma sicuramente avrebbero portato dei cambiamenti nella vita della giovane venticinquenne.
Tre giorni dopo l’incidente Sharon aprì gli occhi e vide una sagoma che poco alla volta cominciava ad avere un volto, lineamenti ben definiti, un corpo visibile, ma non capiva chi fosse e perché la stesse osservando in posizione statica con le lacrime agli occhi. Cosa o chi stava cercando in quella stanza?
- Ciao Sharon, come ti senti? Hai avuto un incidente e forse non lo ricordi nemmeno, ma ora sei salva... sono rimasta qui con te per tre giorni ad attendere che aprissi gli occhi, ed ora finalmente li hai aperti...
- Incidente? Mi fa male la testa... ma chi è Sharon e chi è lei?
- Sono Carol, la tua più grande amica... come puoi non ricordare nemmeno questo?
- Come posso ricordare chi sei tu se non so nemmeno chi sono io? Io non ricordo nulla, ho in testa il buio più totale, non ho ricordi, esperienze, certezze... solo un enorme vuoto e moltissime domande che mi affiorano alla mente.
E dicendo questo scoppiò a piangere. Aveva perso la sua identità insieme alla memoria, aveva perso venticinque anni di vita.
L’esistenza aveva cominciato ad essere per lei priva di un senso e insignificante a tal punto che rimpiangeva di essersi svegliata in seguito all’incidente. Fu proprio in questo clima di confusione, disperazione e sofferenza che Carol si riavvicinò all’amica standole vicino e cercando di aiutarla a ricostruire il suo passato.
Sharon riuscì a riacquistare fiducia in se stessa e soprattutto in Carol, e ad acquisire una grande certezza: Carol era davvero la sua più grande amica e lo sarebbe stata per sempre perché loro due per qualche strana ragione erano legate profondamente.


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