Liceo Scientifico “Paolo Frisi” - Monza

Premio Letterario “Federico Ghibaudo”
Premio Speciale Giuria


“BUGIE BUGIE BUGIE EVVIVA LE bugie
Andrea Fioravanti - 4a C


Bugie perbene, bugie permale; bugie fantasiose, bugie banali; bugie solari, leziose; bugie d’onore, bugie traditrici. Bugie eleganti, volgari, stupide, intelligenti,. Bugie segrete, utili, ladre, bugie cortesi, uniche. Ce ne sono tante di bugie, tante quante sono le verità. Tante come gli esseri umani, come i sentimenti, come i gesti di cortesia, come le stelle del firmamento. E meno male, perché senza bugie la vita sarebbe un inferno.
Pensate che cosa accadrebbe se non riuscissimo mai a frenare uno smodato impulso alla verità. Semplicemente, la verità non si può dire, a meno di non essere o molto spietati, o molto giovani, o molto pazzi. Si può dire al preside che ti chiede perché arrivi in ritardo che trovi il professore di lettere un emerito imbecille? A tua sorella che il suo bambino appena nato è brutto come suo marito? All’amica ingrassata che sta assomigliando sempre più a una balena? Alzi la mano chi non ha mai fatto, in società, quello stupidissimo gioco che chiamano "della verità"? E’- un esercizio di sado-masochismo, dove tutti finiscono paonazzi e sciupati. Un gioco che agguanta, perché ciascuno di noi vorrebbe sapere la verità dell’altro e tenere per sé la propria.
Anche perché la vita non ha sempre bisogno di verità. Ha bisogno di dolcezza, piccoli inganni, gentili bugie. Perché spesso ci vuole un buon motivo per svegliarsi la mattina, e se non c’è bisogna inventarlo, costruire sogni alternativi, per indorare la pillola del vivere, per diventare migliori. Per non ricordarsi che tanto, prima o poi, si muore. Dunque, l’esistenza va adornata di sogni, di illusioni, di speranze. Insomma, di piccole bugie. L’arte del vivere è l’arte dell’aggiustamento, del maquillage. In fondo, l’unico vero dovere non è tanto quello di non mentire agli altri, ma di non mentire a se stessi. Scriveva il grande Joseph Conrad: "L’unica cosa che l’uomo può tradire è la sua coscienza".
E che si mente lo sappiamo tutti, anche se facciamo finta di credere nella bontà della verità. Mentiamo in casa, sul posto di lavoro, a scuola, dovunque e comunque..
Se avete un’amica sui cinquant’anni che sparisce per quindici giorni e torna con i capelli corti, un look tutto nuovo e un sorriso smagliante sulla faccia tirata di fresco, provate a chiederle: dove hai fatto il lifting? Lei sgranerà gli occhioni senza più zampe di gallina, gonfierà ancor più le labbra tumide in un’espressione innocente e dirà: "Quale lifting? Sono appena tornata da una vacanza!". E perché non confessare che una volta, almeno una, siamo entrati in una chat sotto mentite spoglie dichiarando di essere un giovanotto palestrato o una splendida ragazza di vent’anni? E poi, se c’è di mezzo una donna, le bugie sono inevitabili. Si può davvero dire tutta la verità alla fidanzata o alla migliore amica?!
No, assolutamente no. Perché un abbellimento, un piccolo omissis, un’aggiuntina qua e là nel racconto ci stanno bene. Anzi, probabilmente sono necessari. Le bugie più frequenti sono quelle dette per fini utilitaristici, per fare bella figura, per trarsi d’impaccio o per fregare; quelle insomma dette ai superiori, ai colleghi, o quelle rifilate dai commercianti ai clienti. Poi ci sono quelle cosiddette "relazionali", quelle spese nei rapporti di coppia, amorosi e familiari. Naturalmente esistono anche le menzogne a fin di bene; quelle dette per non ferire l’altro, bugie di cortesia, di buon cuore.
E perché bugie all’apparenza così inutili?
Perché nella vita quotidiana è molto più importante non offendere che farsi capire. Privilegiare le cortesie alla chiarezza è una regola fondamentale del vivere insieme. Il compromesso sociale si basa, in tutte le culture, su una comunicazione fatta di forme indirette. Perché la verità non è un criterio di affetto o di amore, e nemmeno di buona convivenza. C’è una frase azzeccatissima di Baudelaire che dice: "grazie a Dio esiste il malinteso". Perché, se per caso tutti ci capissimo, nessuno andrebbe d’accordo. Le persone possono comunicare a mille, ma non è questo che le fa andare d’accordo, perché ci sono cose che non sono trasmissibili. La nostra di oggi è la più stupida delle culture, perché ci induce a pensare a noi stessi come macchine, ricettori o emettitori di messaggi. Non è vero. Le parole sono ambigue. Il linguaggio è ambiguo. Il linguaggio è una trappola. Perché noi parliamo con i gesti, con il tono della voce, con gli sguardi. Per questo esiste una grande cultura della bugia, che è una cultura preoccupata dei rapporti.
Non stupisce ma potrebbe far riflettere che molti reclamano a gran voce il diritto alla verità ma nessuno reclama il diritto all’inganno. Il diritto a ingannare e a essere ingannato che si esercita a volte per prudenza, altre per codardia, ma talvolta è davvero utile.
Si dice ai bambini di non mentire perché altrimenti crescerà loro il naso come a Pinocchio. La morale della favola, che non mente ma mette in guardia, sembra chiara: si insegna loro a non mentire... mentendo.
Che ironia..

Dunque, buone bugie a tutti e, soprattutto, niente pentimenti: provocano solo disastri.


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