Liceo Scientifico “Paolo Frisi” - Monza
Bugie perbene, bugie permale;
bugie fantasiose, bugie banali; bugie solari, leziose; bugie d’onore, bugie
traditrici. Bugie eleganti, volgari, stupide, intelligenti,. Bugie segrete,
utili, ladre, bugie cortesi, uniche. Ce ne sono tante di bugie, tante quante
sono le verità. Tante come gli esseri umani, come i sentimenti, come i gesti di
cortesia, come le stelle del firmamento. E meno male, perché senza bugie la
vita sarebbe un inferno.
Pensate che cosa accadrebbe se non riuscissimo mai a frenare uno smodato impulso
alla verità. Semplicemente, la verità non si può dire, a meno di non essere o
molto spietati, o molto giovani, o molto pazzi. Si può dire al preside che ti
chiede perché arrivi in ritardo che trovi il professore di lettere un emerito
imbecille? A tua sorella che il suo bambino appena nato è brutto come suo
marito? All’amica ingrassata che sta assomigliando sempre più a una balena?
Alzi la mano chi non ha mai fatto, in società, quello stupidissimo gioco che
chiamano "della verità"? E’- un esercizio di sado-masochismo, dove
tutti finiscono paonazzi e sciupati. Un gioco che agguanta, perché ciascuno di
noi vorrebbe sapere la verità dell’altro e tenere per sé la propria.
Anche perché la vita non ha sempre bisogno di verità. Ha bisogno di dolcezza,
piccoli inganni, gentili bugie. Perché spesso ci vuole un buon motivo per
svegliarsi la mattina, e se non c’è bisogna inventarlo, costruire sogni
alternativi, per indorare la pillola del vivere, per diventare migliori. Per non
ricordarsi che tanto, prima o poi, si muore. Dunque, l’esistenza va adornata
di sogni, di illusioni, di speranze. Insomma, di piccole bugie. L’arte del
vivere è l’arte dell’aggiustamento, del maquillage. In fondo, l’unico
vero dovere non è tanto quello di non mentire agli altri, ma di non mentire a
se stessi. Scriveva il grande Joseph Conrad: "L’unica cosa che l’uomo
può tradire è la sua coscienza".
E che si mente lo sappiamo tutti, anche se facciamo finta di credere nella
bontà della verità. Mentiamo in casa, sul posto di lavoro, a scuola, dovunque
e comunque..
Se avete un’amica sui cinquant’anni che sparisce per quindici giorni e torna
con i capelli corti, un look tutto nuovo e un sorriso smagliante sulla faccia
tirata di fresco, provate a chiederle: dove hai fatto il lifting? Lei sgranerà
gli occhioni senza più zampe di gallina, gonfierà ancor più le labbra tumide
in un’espressione innocente e dirà: "Quale lifting? Sono appena tornata
da una vacanza!". E perché non confessare che una volta, almeno una, siamo
entrati in una chat sotto mentite spoglie dichiarando di essere un giovanotto
palestrato o una splendida ragazza di vent’anni? E poi, se c’è di mezzo una
donna, le bugie sono inevitabili. Si può davvero dire tutta la verità alla
fidanzata o alla migliore amica?!
No, assolutamente no. Perché un abbellimento, un piccolo omissis, un’aggiuntina
qua e là nel racconto ci stanno bene. Anzi, probabilmente sono necessari. Le
bugie più frequenti sono quelle dette per fini utilitaristici, per fare bella
figura, per trarsi d’impaccio o per fregare; quelle insomma dette ai
superiori, ai colleghi, o quelle rifilate dai commercianti ai clienti. Poi ci
sono quelle cosiddette "relazionali", quelle spese nei rapporti di
coppia, amorosi e familiari. Naturalmente esistono anche le menzogne a fin di
bene; quelle dette per non ferire l’altro, bugie di cortesia, di buon cuore.
E perché bugie all’apparenza così inutili?
Perché nella vita quotidiana è molto più importante non offendere che farsi
capire. Privilegiare le cortesie alla chiarezza è una regola fondamentale del
vivere insieme. Il compromesso sociale si basa, in tutte le culture, su una
comunicazione fatta di forme indirette. Perché la verità non è un criterio di
affetto o di amore, e nemmeno di buona convivenza. C’è una frase
azzeccatissima di Baudelaire che dice: "grazie a Dio esiste il
malinteso". Perché, se per caso tutti ci capissimo, nessuno andrebbe d’accordo.
Le persone possono comunicare a mille, ma non è questo che le fa andare d’accordo,
perché ci sono cose che non sono trasmissibili. La nostra di oggi è la più
stupida delle culture, perché ci induce a pensare a noi stessi come macchine,
ricettori o emettitori di messaggi. Non è vero. Le parole sono ambigue. Il
linguaggio è ambiguo. Il linguaggio è una trappola. Perché noi parliamo con i
gesti, con il tono della voce, con gli sguardi. Per questo esiste una grande
cultura della bugia, che è una cultura preoccupata dei rapporti.
Non stupisce ma potrebbe far riflettere che molti reclamano a gran voce il
diritto alla verità ma nessuno reclama il diritto all’inganno. Il diritto a
ingannare e a essere ingannato che si esercita a volte per prudenza, altre per
codardia, ma talvolta è davvero utile.
Si dice ai bambini di non mentire perché altrimenti crescerà loro il naso come
a Pinocchio. La morale della favola, che non mente ma mette in guardia, sembra
chiara: si insegna loro a non mentire... mentendo.
Che ironia..
Dunque, buone bugie a tutti e, soprattutto, niente pentimenti: provocano solo
disastri.