Liceo Scientifico “Paolo Frisi” - Monza
Il regalo
più bello che mio nonno mi ha fatto è un sogno. Quello di riuscire a far
scorrere le mie dita sul pianoforte in presenza di un vasto pubblico suonando un
"notturno" di Chopin, il compositore da lui prediletto, e nel contempo
stupirlo, estasiarlo.
Fin da bambino ricordo, mi confessava spesso il suo rimorso per l’occasione
sfumata nella sua gioventù a causa di una fatalità, di realizzare quello
stesso sogno: ripeteva di aver voluto continuare a studiare, con determinazione
e tenacia; diceva che un giorno, finalmente, fosse riuscito ad avere il permesso
di suonare in un teatro, uno tra i più importanti (sul nome del quale, però,
non ha mai aperto bocca) il SUO concerto, quello da lui tanto aspettato, tanto
bramato.
Nonostante ciò, rivolgendosi a me con uno sguardo sognatore, mi diceva
(ripetendo ogni qual volta iniziasse la narrazione, con queste esatte parole):
"ma il mio sogno si infranse contro una barriera invalicabile, proprio
dinanzi alla porta in cui solo i migliori entrano".
Stando al suo racconto, infatti, egli si ferì gravemente lavorando, solo alcuni
giorni prima dell’atteso evento; perse così tre dita della mano destra e il
suo progetto andò in fumo.
Questo fu il motivo per cui, a circa 9 anni di età, intrapresi la via che mi
avrebbe condotto, in un momento futuro, distante anni, nel quale avrei potuto
mostrare davanti a tutto il mondo il concretizzarsi di una vita di sogni, del
sogno di una vita.
Così migliorai, col tempo e con l’ingegno, mostrando passo a passo i miei
progressi a mio nonno; continuai imperterrito ad impegnarmi.
Trascorsi pochi giorni dalla sua morte, avvenuta il 10 di questo mese, triste
giorno di questo triste aprile, sono venuto a sapere dai miei genitori che il
nonno aveva perso le dita della mano durante la guerra, per colpa di una granata
esplosa prima del previsto, un grande sconforto ha avvolto la mia mente: la sua
storia era una menzogna, un’invenzione, una BUGIA.
L’aveva a me propinata, proprio come il venditore di caramelle cerca,
riuscendo in pieno nel suo intento, di vendere la sua mercanzia agli ingenui
bambini; bambini che abboccano all’esca di un astuto pescatore, come gli
ottusi pesci. Così son stato io.
Oggi, 15 aprile, data del MIO concerto (che credevo fosse anche di qualcun
altro... ), a 26 anni "suonati", fidanzato da due, è il giorno della
rivalsa, della rivincita.
Le mie dita scorrevano sulla tastiera del piano. Gabbiani in cerca di una preda.
Il pubblico è attonito, commosso, stupefatto.
Il "notturno" è terminato (persino Chopin sarebbe fiero di me). Solo
ora capisco che probabilmente ho compiuto ciò che mio nonno realmente avrebbe
desiderato per se. Ora ho vinto la battaglia di una intera esistenza (forse
invano? forse insignificante?). Ora posso afferrare quella invisibile maniglia,
e valicare la porta in cui solo i migliori possono entrare.