Trascinati
grumi di dolore
su questo asfalto ruvido,
inciampo
nella rete dei miei giorni.

Sul mio viso sfarinato
è troppo rossa una bocca
dipinta
e zuppa di lacrime calde,
cera molle
dell'anima che ho soffiato lontano.

Le parole mi hanno graffiato
(tradito,
imbavagliato)
urlato di tacere:
non sono
                germe di vita
non sono
                  domani di luce
non sono
                voce sonora.
Non sono.

Parole come fatti
come sassi
per riempire
questo buco del cuore.

Parole come forme
di questo dolore dissennato
(zoppo,
sgangherato)
che pure mi urla di te.

 

"DAL MIO BIANCO VISO"

Dal mio bianco viso
mascherato da un sorriso convenzionale
non nascono altro che un paio di pallide lacrime
che mostrano
un universo interiore
difficile da esprimere

Ho fallito
ogni tentativo di comunicazione.
Indietreggio inesorabilmente,
involuzione,
stato fetale,
ormai
non sono
che
un ricordo annerito,
anima
mortale
rimasta
in
ascolto.

Ho deciso di scegliere
un silenzio
denso di significato
per parlare
con l'esterno.