Liceo Scientifico “Paolo Frisi” - Monza
"Sono
cresciuta sulla cima di questa collina: bella, tranquilla; questo luogo è pieno
di ricordi: alcuni felici altri che mi spezzano il cuore.
Mi piace guardare il sole che fa brillare i piccoli fiori selvatici bagnati
dalla rugiada; il movimento dei fili d'erba sotto il vento è simile ad un sogno
calmo e pacifico, ma dietro questa tranquillità si cela un mondo scuro e
spaventoso e così potente da prendersi la vita nello stesso modo in cui la può
dare".
Fra le fitte foglie del prato, una volta la settimana, otto bambini gnomi
andavano a giocare a palla.
Oggi è sabato e le loro mamme sono andate a messa. Appena sono uscite i figli
sono saltati di corsa sulle loro bici e sono saliti impazienti alla rocca.
Alle spalle di una collina che, sporgendo da una montagna, sta a picco su di una
valle in parte desertica, la montagna ha prodotto una torre che consiste in un
cilindro di pietre appoggiate una sull'altra, senza né calce né altro
legamento, all'interno del quale sale una ripida scala, sempre di pietre,
terminante con una botola che si apre sulla cima della torre costituita da
un'ampia terrazza senza parapetto o bordo alcuno, dalla quale si vede, in fondo
alla vallata il mare.
I bambini attraversarono velocemente la statale che passa per un piccolo
quartiere poco fuori il paese salirono per la verde curva e, arrivati nei pressi
della torre scivolano dalle loro bici e si siedono sull'erba soffice.
Così come tutta la gente del paese: vennero nel tempo passato per sfruttare i
ricchi giacimenti petroliferi sotterranei e un po', possiamo dirlo, restarono
per inerzia; tutta la loro esistenza scorre lenta e non cambia così come la
valle che li circonda. Essi conoscono bene l'esistenza della torre sanno bene
quale stupenda vista, direbbero coloro che si nutrono di romanticismo, essa
offre, ma nessuno osa salirvi, anzi essi non vogliono salirci.
I bambini questa volta si siedono proprio sotto la torre: un bambino porta gli
altri davanti alla porta della torre e prende tra le mani un pugno di terra
mentre gli altri lo osservano:-guardate: queste sono le ossa della ragazza della
torre e di suo figlio.-
Lei era seduta sotto l'albero della signora Allighi e osservava attentamente il
ragazzo dentro la cabina telefonica poi lui uscì e la prese per mano... la sera
era buia, ma non se ne accorgevano. Lui rideva, lei era molto agitata, le gambe
le tremavano.
Salirono sulla torre attraverso il tubo interno e i loro occhi si fecero grandi
e lucidi.
Vissero sulla torre. Tempo dopo nacque un bambino.
Il ragazzo stava seduto a penzoloni sulla torre, lei era solo invecchiata e il
bambino correva sulla scala e la sua acuta voce risuonava e le sue parole,
"mamma dove sei?" rimbombavano. Lei si sedette vicino al ragazzo e gli
sfiorò il viso, lui cercò di consolarla e di rassicurarla ma si era ormai
rassegnato alla sua tristezza, scende dalla torre e si dirige verso il bosco, il
bambino continuava a salire e scendere le scale, come se fosse un gioco, lei,
invece, rimase sulla cima della torre: tutto sembrava un brutto incubo.
Corse giù dalla scala per la prima volta e corse verso il bosco cercando il
sentiero per il paese, ma mentre stava per cominciare a correre sentì la voce
del figlio:-mamma, mamma, giochiamo?!?- cercò di accelerare: lei correva sempre
più forte e ad un certo punto non sentì più quella voce, arrivò finalmente
al paese, ma trovò le prime case tutte chiuse e si mise a ridere ad urlare e
ricominciò a correre verso la torre.
Sotto la torre, trovò il corpo del bambino morto, con i capelli, i suoi teneri
riccioli d'oro pieni di terra, di quella terra che aveva tanto amato.
Allora si fece coraggio e aprì la porta, percorse le scale e quando arrivò
sulla terrazza si voltò ancora una volta verso la valle, ma questa volta non ci
vide niente e si gettò giù.
I bambini vanno a giocare lì e sperano di trascorrere una vita come quella del
bambino della torre, altri credono di poterci salire per viverci, non per
morire.