Liceo Scientifico “Paolo Frisi” - Monza

Premio Letterario “Federico Ghibaudo”


“GUARDANDO QUELLE STELLE...”
Roberta Motter 4a G


Sono entrato nel teatrino buio che erano le due e mezza.
Fuori c’era un gran sole che illuminava tutto quanto tranne me.
... Da un po’ di tempo camminavo al buio, in una notte stregata, dove non c’era la bianca luce della luna a illuminare il sentiero; e quel teatro era come il bosco fitto: devi entrarci, per affrontare le tue paure prima di uscire a guardare le stelle...
Ero troppo tesa per pensare a qualsiasi cosa se non a quello che mi avrebbero fatto dire... ce la potevo fare.
In fondo era solo un colloquio e ci saremmo stati io e al massimo altri 3 esaminatori... e cosa vuoi che sia.
Passa mezz’ora.
Altri ragazzi come me riempiono la sala, alcuni si conoscono e parlano fra loro, ridono per scaricare la tensione, altri scrivono messaggi col cellulare.
Io non penso a niente.
Mi ripeto nella mente, come quella canzone che ti entra in testa la mattina e ti accompagna fino a darti la buona notte, che non ho nulla da perdere.
Io ci ho provato ad allargare i miei orizzonti e a navigare in mare aperto e se va male nessuno mi biasimerà, se invece va in porto posso tuffarmi in questa nuova sfida piena di sorrisi...
Dopo una breve presentazione della società ecco la sorpresa... devi presentarti davanti a tutti: il colloquio è più una riunione fra colleghi... con tanto d’applauso finale.
L’ordine non è alfabetico.... Mi chiamano... la tensione arriva alle stelle...
Mi alzo in piedi, un po’ tremante... mi avvicino al palco e dico tutto quello che mi passa per la mente, sono la più piccola neanche diciotto anni contro tutti i giganti, un po’ come Davide e Golia, ma spero che questo non influenzerà la loro scelta.
Quando ho finito sono molto più rilassata, ormai è andata e posso dirmi soddisfatta.
Guardo con più serenità i miei avversari affrontare questa sfida, facendo previsioni su chi verrà preso e chi scartato.
Dopo due ore abbiamo finito e i formatori si rinchiudono in una stanzetta per consultarsi e decidere chi saranno i vincitori e chi i vinti.
Arrivano dopo una mezz’ora di tempo infinito.
Siamo tutti speranzosi, preoccupati, abbagliati da un sogno che potrebbe diventare realtà se solo...
Io lo voglio questo lavoro, lo voglio per me stessa, per andare via, perchè Milano è troppo limitata anche se grande e non voglio passare un’altra estate sotto questo cielo afoso.
“Ora diremo i nomi di che è stato scelto, gli altri possono andare” sento il mio cognome, tanto odiato da piccola perché lo storpiavano facilmente e non l’ho mai amato tanto quanto ora...
Dopo che ci hanno congedati esco dal teatro diretta a casa.
E’ scesa la notte, è buio ma non c’è mai stata tanta luce nella mia vita, nei miei occhi.
Sembra che Qualcuno abbia guardato in basso e abbia visto che avevo bisogno di speranza dopo che avevo toccato il fondo.
Sembro uno pazza, sorrido mentre ascolto il mio lettore cantare canzoni di ricordi che mi rendono felice, guardando quelle stelle finalmente sorridenti...
Non mi interessa cosa pensano gli altri.
La notte e il giorno si sono invertiti e l’unica cosa importante è che io sono sempre la stessa Luna.


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