Liceo Scientifico “Paolo Frisi” - Monza

Premio Letterario “Federico Ghibaudo”


“SOLO DI NOTTE”
Davide Papasidero 5a F


Ormai era buio. Era notte. La notte tra un martedì e un mercoledì qualunque, persa nei sogni di gioventù qualunque, di un inverno qualunque. L’indomani c’era la scuola, da cui poche ore mi separavano. Interrogazione di italiano, quella materia che finalmente iniziavo ad apprezzare, nella quale finalmente riuscivo ad immergermi, finalmente teatro, dall’Ottocento in poi, di pensieri e sentimenti degli uomini, senza essere pura formalità.
Avevo studiato per una giornata intera, ed ora mi godevo un momento di tranquillità, con la Mia musica nelle orecchie

“Come… as yuo are… as you were… as I want you to be… as a FRIEND… as a friend… as an old ENEMY… ”-

Sarebbe finita così quella notte, immerso nei Nirvana (o alla ricerca di qualche forma di Nirvana?), in quel sound deciso ma un po’ triste, in quel giro di basso come pochi, in quella voce che sa penetrare nell’anima… poi dormire… poi un nuovo giorno…

E invece non fu così…

“Bzzzzzzzzzz… bzzzzzzzzz…” Naaa! Cosa ci fa il cellulare ancora acceso? E chi diavolo è a quest’ora?!?-

Era una chiamata. Da una persona dalla quale proprio non me lo sarei aspettato. Lei. Una ragazza troppo bella, troppo intelligente, troppo viva, insomma, “troppo”… Mi piaceva. Tanto. E da tanto, tanto tempo. Sì, la conoscevo, ma avrei voluto, forse potuto costruire qualcosa di importante con lei, qualcosa che ora non c’era… ma per qualche motivo non ci riuscivo, non c’era stato tempo, occasioni, coraggio. Cosa diavolo voleva da me a quell’ora della notte?

Ciao…
Ciao…           Silenzio…
Beh, mi chiami a quest’ora per dirmi ciao?
No, beh, in realtà… volevo sapere come stai…
Ah, beh, certo, volevi sapere come sto… ma sei matta?
In realtà sono qua sotto… sotto casa tua, al portone… puoi scendere?

Dovevo scendere? Cosa potevo fare… alla fine non ci avrei perso nulla… e poi lei mi piaceva… magari ora sarebbe stata l’occasione giusta…
Misi il cappotto… la notte era fredda lì fuori. Scesi.
Una notte profonda ma limpida mi stava aspettando insieme a lei di sotto… Uno spicchio di luna che diffondeva un poco di pallida luce. Qualche stella.

Beh, allora? Che ci fai qui?
Sai stavo pensando una cosa da tanto tempo… cioè… vuoi magari… forse…
Ma ti muovi? Fa freddo!
Vuoi uscire domani?
E a quest’ora me lo chiedi?
Si, beh… stasera non riuscivo a dormire… pensavo. Pensavo…

Pensavo anche io in quel momento… al troppo tempo passato a pensare a lei… a cercare di fare qualcosa senza riuscirci… ecco a cosa pensavo.

E dopo che io ho sofferto, pianto per te per tre mesi ora dovrei pure accoglierti a braccia aperte, e accettare così?
Come “hai pianto per me”? Io che ne sapevo? Ma scusa, che ho fatto… no… forse dovevo dirtelo… Io ho cercato di fartelo capire in tutti i modi… i miei atteggiamenti, le mie parole quando potevo… Tu niente… qualcosa di peggio del rifiuto… indifferenza…
Mio Dio… non me ne ero accorto…
Ma allora sei ritardato! Ahahaaha…

Non ci potevo credere. Lei, lì sotto, con quel freddo, in piena notte, venuta per dirmi quelle cose…
Ci facemmo una risata… due stupidi imbranati, forse troppo timidi, di sicuro troppo presi dal mondo per accorgersi l’uno dell’altra, troppo immersi in quel muro di indifferenza, che è il mondo, che ci lascia troppo spesso soli e indifesi, che lasciamo troppo spesso solo e indifeso.
Ma quella notte tutto fu diverso… qualcosa, quelle parole, il buio desolato intorno a noi, il chiarore della luna, quella luna non piena, poi un soffio di vento che ci avvolgeva… Il mondo aveva cambiato volto. Magia notturna.
Ma forse aravamo ancora troppo impacciati e la cosa stava per finire con un semplice saluto…

Beh, allora a domani…
Si…

La vidi allontanarsi pian piano lungo la via… l’indomani sarebbe stato diverso… pian piano, magari… no.
No. Non doveva andare così. Dovevo fare qualcosa… sì, correre. E mi misi a correre, correre, correre. La raggiunsi, e l’istante fu magico, Bacio. Un bacio così bello, il più bello che mi ricordi, perché era con lei, per quell’atmosfera fantastica, per quella situazione irreale. Due anime della notte, che si sfioravano, danzavano ad un lento ritmo, il ritmo di un bacio infinito, come il tempo, come il cielo.
Finché ognuno sparì col sorriso verso la propria tana, convito che il mondo era più bello, finalmente, e che l’amore era riuscito a vincere, una volta tanto.
Io e lei, lei ed io, due amanti riusciti a trovarsi in una giungla di indifferenza ed odio. Qualcosa che normalmente non accade, o non accade per davvero, o accade dopo mille tentativi buttati, accade una sola volta nella vita. E non è un caso che ci fosse di mezzo la flebile e dolce notte, notte di un freddo inverno, questa volta riscaldata dal battere dei nostri cuori. Certe cose accadono solo di notte.

Solo di notte


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