Liceo Scientifico “Paolo Frisi” - Monza
Giunge la sera.
Il gabbiano prende il volo,
sbattendo le ali,
volando in alto,
lontano dal nido,
lontano dai pulcini,
che stava riscaldando.
Raggiunge le nuvole,
delicato, senza far rumore.
E guarda giù.
La notte oscura tutto.
Il mare è un’enorme
distesa
frusciante,
e nera,
come la notte.
Non se ne vede la fine.
Invece brillano,
ancora,
le luci di qualche casa
sul porto.
Qualche famiglia si è svegliata
per salutare il padre,
marinaio,
che parte,
per pescare i pesci migliori.
Nel buio.
E nel silenzio.
Il gabbiano,
stanco,
deve cercare cibo,
per i piccoli.
Scende.
Veloce.
La notte gli parla,
e lui le risponde,
con lo sbatter d’ali.
“I piccoli devono mangiare”,
ed anche il marinaio,
che ha appena baciato la figlia,
la pensa così.
Sfiora l’acqua.
Calda.
L’aria stasera è fredda,
meglio coprirsi con la giubba.
Il resto dorme;
è ancora presto.
La notte non ha fine.