Liceo Scientifico “Paolo Frisi” - Monza

Premio Letterario “Federico Ghibaudo”


“5a ORA, GIUGNO DI UN QUALSIASI ANNO IN UNA QUALSIASI SCUOLA”
di Claudio Rendina - 4aB

Una vita senza ricerca non vale la pena di essere vissuta - Socrate -
Ama, e fa ciò che vuoi - S.Agostino-
I nomi sono convenzioni, i volti no - Prof. G. Missaglia -


“ ...e quindi possiamo logicamente affermare che non esiste macchina capace di produrre energia all’infinito.
Tutte le reazioni hanno fine.
Devono tornare alle condizioni iniziali, che sulla lavagna abbiamo indicato con A, per continuare il ciclo termico.
Questo tenendo presente il Primo Principio della Termodinamica, che possiamo dimostrare con una macchina di Carnot, o anzi, con il ciclo di Stirling...”

La professoressa venne ancora interrotta da un’ostinata mano alzata. Era sempre lui: Socrate.

- Un ragazzo particolare, sempre attento ma non particolarmente brillante. Diciamo anzi che la fisica non è la sua materia.
Neppure la matematica; se la cava in storia e forse in italiano. Non ricordo.
E poi quel nome ridicolo: Socrate!
Ma a cosa pensavano i suoi genitori? Pace all’anima del filosofo ma mio figlio non lo chiamerei mai, che ne so, Platone!
AI massimo il cane... peccato che a casa ho sei gatti... e un canarino, ma è vecchio ormai. –

Sta di fatto che Socrate, o Sory, come ormai era chiamato in classe, aveva la mano alzata e ovviamente una domanda da porgere.
Non era una novità.

- Ma cosa avrà mai da obiettare stavolta?
è una tesi imbattibile... non serve molto per capirla... basta accettarla così com’è! E’ così logico! Cosa avrà mai da chiedere?
Non ce la faccio più... almeno studiasse un poco di più a casa; allora le cose cambierebbero. Quando andavo a scuola io se continuavo ad alzare la mano sempre, e con tutti i professori, mi buscavo una bella bacchettata.
Ma dove sono finite le punizioni?
Santo cielo, che voglia di tirargli un ceffone... ma d’altronde non se lo merita. E’ sempre così attento.
Ma fa sempre domande! In continuazione. E una più assurda dell’altra!
L’ultima volta ha chiesto alla signorina Bellini, quella nuova di scienze naturali, perché l’uomo prova tristezza!
Oppure al professor Badalin, storia e filosofia, ha chiesto come si fa a catturare un sogno!
Un sogno!
Io gli parlo di Costanti Universali, macchine termiche perfette, trasformazioni adiabatiche e lui pensa ai sogni!
Dio santo... ha ancora la mano alzata! Ma quando suona la campanella?
Stavolta non me la scampo... chissà cosa vuole! –

Sory si ostinava a non abbassare la mano, la classe era silenziosa, tutti volevano ascoltare attenti la domanda che avrebbe fatto di lì a breve.
Qualcuno veramente interessato, altri ridacchiavano, altri ancora, in fondo all’aula, parlottavano di calcio o si rifacevano le unghie, con un tono di voce che si avvicinava molto a quello delle papere.
La professoressa sudava impercettibilmente.

“Dimmi Socrate.” disse con voce rotta.

- Ecco, l’ho detto. Adesso parla... non sembra soddisfatto, neppure seccato o altezzoso. Sembra uno che non ha capito una semplificazione.
Sembra uno come gli altri. E’ uno come gli altri.
All’esterno.
Dentro solo Dio sa cosa c’è! Apre la bocca –

Silenzio assoluto.
Solo le cicale nel giardino ronzano al caldo. Era Giugno, e faceva veramente caldo.
Sory era al primo banco, la professoressa in piedi davanti alla lavagna cosparsa di gesso. Presero fiato tutti e due.

“Scusi prof, prima stavo seguendo -Ci mancherebbe!- ma non sono convinto di una cosa - Ma cosa dice? è una spiegazione brillante e logica, si sarà distratto - lei prima ha detto che non esistono reazioni infinite... insomma tutto ha una fine, giusto? - Giusto... oddio - Bene, non sono d’accordo.”
 
- Cosa?! –

“Esiste forse una macchina o una reazione senza fine, Socrate?” disse la professoressa. Con un tono più pacato, come se fosse davanti a un malato, o a un bambino.

“Sì - disse l’alunno - esiste”.

“Ah sì? Magari ci vuoi illuminare con la tua scienza? Quale sarebbe questa macchina?” risate generali.
Silenzio. Attesa.

“Non è proprio una macchina - disse Sory - non esiste una macchina tale”.
“Allora cos’è? - gridò la professoressa, spaventando la classe, meno che Sory - Se non è una macchina cosa sarà mai? Un topo? Una carota?”
Stavolta le risate furono un po’ più soffocate.
“Parla! O ti mando dal preside!”
- Non lo mando dal preside, ma voglio sapere cosa si è inventato stavolta.
Ne ho abbastanza, deve capire che non si interrompe sempre la lezione a suo piacimento –

“Ma prof, è semplice... è l’Amore”.

Silenzio... pure le cicale smisero un secondo per poi ricominciare col solito trambusto indaffarato e sonoro.

“L’am... l’amore? - balbettò la professoressa, colta di sorpresa - e... ma... come l’amore?”

“Prof, l’Amore non ha Fine: chi possiede l’Amore è una macchina perfetta, senza fine: io non avrò più una Fine.
Perché io ho amato, amo e sono sicuro che amerò.
Non ho Fine.
E questo l’avevano capito i fisici di allora, altrimenti oggi non li studieremmo!”

Disse tutto ciò sorridendo.
La professoressa lo fissava... tutti lo fissavano.
Le cicale fuori facevano rumore... senza sosta.


 

 

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