Liceo Scientifico “Paolo Frisi” - Monza

Premio Letterario “Federico Ghibaudo”


“I LACCI D’EROS”
di Riccardo Meroni - 5a F

Titanum suboles, socia nostri sanguinis,
generata Caelo, aspicite religatum asperis
vinctumque saxis, navem ut horrisono freto
noctem paventes timidi adnectunt navitae.

M. T. Cicerone - Tusculanae


Ero all’imbrunire del giorno vitale
amante che non può più essere amato
come coloro che il fiore degli anni
lasciano appassire — poveri stolti! —-
preferendo al dolce giardino dei sensi
la vana ricerca di ricchezze,
di gloria, di potere o di fama.

Mi ero rassegnato alla solitudine
di una vita di amante mai ricambiato
quando una donna dal volto di giglio,
dal chiaro crin e dal celeste sguardo,
Angelica nei modi e nel nome,
mi incantò, mi ammaliò, mi stregò,
con le dolci e subdole armi d’Amore
ed io, inerme, cedetti alle lusinghe,

ai soavi sussurri, ai baci, ed agli abbracci.
Che giorni meravigliosi erano quelli
trascorsi con lei, dopo le nozze!
Ma com’era arduo vivere senza
lei, che spesso era lontana.

Così un giorno decisi di raggiungere
colei che troppo amavo per poterla
lasciare sola anche solo per un istante,
quando vidi che in realtà sola non era.
Un altro — non io! — la stringeva e baciava
e quanti baci erano, tanti erano i lacci
coi quali Amore il cor mi stringeva;
le chiesi se fosse vero amore
quello che la spinse a sposarmi, ed ella:
“Fu solo fugace ebbrezza.”

Caddi, mi straziai, mi percossi il petto,
rifiutai di credere a quanto sentivo,
tentai di ingannare la mia ragione
ma ella vinse e m’aprì gli occhi al reale:
allor compresi il duol infinito
d’Orlando ingiustamente tradito.

Fuggii, m’allontanai da colei che,
prima fu gioia, ma ora solo dolore,
ma non riuscivo ad estirpare dal mio cor
il ricordo di lei e l’amore che provai.
Come le solide catene d’Efesto
vincolarono Prometeo al monte della Scizia,
e lo costrinsero all’eterno patimento,
così invisibili lacci d’amore,
mi tenevano a lei vincolato,
e mi stringevano il petto, lacerandolo
con atroci eterni tormenti.

Ero all’imbrunire del giorno fatale
amante che non vuol più amare
come coloro che soffrono
per lacci d’Eros, inestricabili
come nodi di Gordio
dai quali non ci si può liberare
se non con la spada dell’oblio.


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